La quinta edizione del Festival del Giornalismo di Verona – dopo l’anteprima di sabato 1° marzo dedicata al tema delle dipendenze – aprirà ufficialmente i battenti giovedì 13 marzo alle ore 21.00 alla Fucina Culturale Machiavelli.
Dopo i saluti iniziali di rito, l’evento, dal titolo emblematico “Il tempo del… giornalismo”, avrà come protagonista Mario Calabresi. La scelta da parte dell’organizzazione di portare al Festival un nome – in un’epoca così incerta per la professione – che rappresenta un’istituzione riconosciuta su diversi media (carta stampata, mondo digitale e, soprattutto, radio/podcast) è un chiaro segnale per una manifestazione dedicata profondamente alla connessione tra informazione e rapidità di divulgazione.

In pochi, d’altronde, come Mario Calabresi hanno saputo adattarsi efficacemente ai cambiamenti sempre più veloci a cui la professione del giornalismo è stata sottoposta nel corso degli ultimi anni. Cresciuto in un mondo che sembra appartenere a un’epoca remota – quello in cui i quotidiani erano il perno centrale dell’informazione – Mario Calabresi ha visto con i propri occhi e segnato con le proprie parole l’evento tragicamente centrale per il cambiamento del modo di praticare il giornalismo: l’attentato alle Torri gemelle.
Carta stampata, online, editoria
Da inviato speciale per La Stampa, nel 2002 inizia a lavorare per La Repubblica per cui segue un altro evento storico: l’elezione di Barack Obama come Presidente degli Stati Uniti. Anche in questo caso il modo di fare informazione stava cambiando – come, del resto, l’11 settembre ha rappresentato un unicum per l’informazione in relazione alla diretta televisiva – mostrando i primi importanti segni di cedimento riguardo la carta stampata a favore del digitale. Parallelamente alla carriera da giornalista nel 2007 Calabresi intraprende anche quella da scrittore con Spingendo la notte più in là, un libro dedicato alle vittime del terrorismo – come il commissario Luigi Calabresi, padre di Mario, assassinato nel 1972 – successivamente diventato anche un apprezzato spettacolo teatrale.

Il suo ultimo libro Il tempo del bosco racconta, invece, le storie di chi nelle incertezze di questo periodo è riuscito a creare e scoprire la propria strada per una realizzazione personale. Un libro, dunque, che raccoglie testimonianze che passano da un professore di filosofia fino a una poetessa. E, soprattutto, un archivio che incarna l’ansia contemporanea della mancanza di tempo, dove l’ambizione odierna è forse data proprio dal tenersi sempre occupati con qualcosa sacrificando sull’altare della prestazione tutto il resto.
Un nuovo modo di fare informazione
Giornalismo (dove ha ricoperto anche il ruolo di direttore sia per La Stampa, sia per La Repubblica), editoria (sette libri all’attivo) e nel 2020 anche il mondo dei podcast.
Chora Media, società di produzione di podcast co-fondata da Mario Calabresi, al momento è un punto di riferimento per migliaia di ascoltatori grazie a una serie di podcast che spaziano su più argomenti (true-crime, politica, storia, attualità, ambiente e altro ancora) e modi di dialogare con il proprio pubblico. Altre/storie – che prende il nome dall’omonima newsletter sempre creata da Calabresi – è la serie del giornalista milanese dedicata a interviste e racconti che prefigurano l’esigenza di mantenere la memoria storica, politica e culturale del tempo che passa.
L’incontro al Festival del Giornalismo di Verona proverà a indagare quale sarà il tempo di una professione in perenne cambiamento, con uno dei suoi protagonisti principali.
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